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Dai primi esperimenti degli anni Cinquanta sino alla fine della sua ricerca poetica ed esistenziale, Baldacci delinea il percorso poetico di Amelia Rosselli e analizza le caratteristiche di una ricerca artistica che altera radicalmente il corpo stesso della lingua. Il volume pone in rilievo le meccaniche della scrittura rosselliana e ne esalta il fascino delle immagini. In questo percorso critico il lettore è guidato all'interno di una poetica che trova la propria origine nel processo di trasfigurazione dei traumi più personali in materia incandescente di scrittura. Baldacci descrive in queste pagine le caratteristiche del mondo grottesco e stregato della Rosselli, dove demoni e angeli si scambiano ripetutamente lo scettro del comando. La sua poesia emerge così in un impasto denso di straniamente e sublime: da un lato come resoconto del viaggio all'inferno della violenza bellica del XX secolo, dall'altro come esperienza di una lingua in costante esilio, all'altezza dei massimi esempi della scrittura tragica del Novecento.